In alcune aree del Paese, specialmente nel Mezzogiorno, proliferano gli impianti eolici. Il mercato dell’energia e la pianificazione energetico-ambientale delle Regioni e dello Stato. Il complesso sistema delle autorizzazioni per impianti mega, mini e micro eolico. Il caso Basilicata.
Gran parte della pubblicistica e degli studi che hanno affrontato il tema dell’avversione agli impianti eolici in Italia (soprattutto al Sud), da parte delle comunità locali, enfatizza l’aspetto della “percezione”, attribuendo ad essa un erroneo ed astratto significato. Alla base dell’avversione agli impianti eolici – secondo questi studi – ci sarebbe la «carenza di processi informativi e partecipativi nella gestione delle scelte tecnologiche che ricadono sull’ambiente e sulle comunità locali» (cfr Ispra. Gli impianti eolici nella percezione di alcune comunità del sub Appennino Dauno. Quaderni, 2015). Raramente gli studi affrontano, invece, la problematica che ha consentito a questo tipo di impianti di proliferare a dismisura, in maniera spesso indiscriminata e impattante sull’ambiente e l’economia locale, specialmente in alcune aree italiane, finendo per ricevere l’opposizione da parte di attori sociali, economici e istituzionali. Non si è visto (o voluto vedere), ad esempio, la conflittualità sociale ed economica (emblematici i recenti casi degli impianti eolici ricadenti nel sito Unesco a Matera e a San Chirico Nuovo in aree archeologiche) che sfociano nei ricorsi alla giustizia amministrativa, se non con risvolti di natura civile e penale, come nel caso del “mini-eolico” alle porte di Potenza. Un campo di ricerca, questo, ancora inesplorato. Contenziosi i cui costi finiscono per gravare pur sempre a carico della finanza pubblica e sulle tasche dei cittadini. La complessa problematica dell’energia, materia esclusiva dello Stato in base alla Costituzione, chiama in causa il complesso sistema delle autorizzazioni nazionali, regionali e comunali che dovrebbe applicare le regole delle “compatibilità ambientali”.
Negli ultimi due decenni le fonti rinnovabili sono state fortemente condizionate dal sistema degli incentivi pubblici, con un mercato che è però rimasto esclusivamente in mano ai privati, nonostante i temi della liberalizzazione e del federalismo e quelli legati alla salvaguardia ambientale. È così che la programmazione energetica nazionale e i Piani di indirizzo energetico ambientali regionali (Piear) restano ancora “libri dei sogni”, scritti solo sulla carta, decontestualizzati e scevri dalla vocazione dei territori, dalle comunità e dall’economia locale, con alcune aree snaturate e depotenziate dei propri valori (tra i valori c’è l’ambiente) a causa dell’infrastrutturazione eolica (impianti, reti elettriche, strade) che ha influito sul già grave dissesto di ambienti di montagna caratterizzati da un elevato rischio idrogeologico. In questo contesto, emblematico è il caso Basilicata.
IL CASO BASILICATA: LA PRODUZIONE EOLICA AL 2020 PREVISTA DAL PIEAR
Nel Piear Basilicata vigente, redatto dalla Regione nel 2010 (ben otto anni fa), la produzione dalle rinnovabili avrebbe dovuto colmare i fabbisogni regionali di energia stimati al 2020 in 1.438 MW. Anche se tale previsione non teneva conto della recessione produttiva, del decremento della popolazione regionale e del valore equivalente della produzione di idrocarburi prodotti dai giacimenti lucani a partire dal 2012 che coprono attualmente i due terzi della produzione di petrolio in terraferma in Italia e un terzo della produzione di gas, comprese le estrazioni in mare.
Il Piano di indirizzo energetico ambientale della Basilicata prevedeva, al 2020, per la fonte eolica un fabbisogno di 981 MW, pari al 60 per cento delle altre fonti rinnovabili, mentre per il solare-fotovoltaico prevedeva, al 2020, 359 MW (20 per cento), per le biomasse 50 MW (15 per cento) ed, infine, per l’idroelettrico 48 MW. Quote queste che già nel 2017 risultavano ampiamente superate, specialmente per la fonte eolica, così come mostrano i dati elaborati da quelli del Gse (Gestore servizi elettrici).
LE QUOTE DEI CONSUMI AL 2020 ATTRIBUITE ALLA BASILICATA DALLA BURDER SHARING (DECRETO MINISTERIALE 15/3/2012)
Il burder sharing (condivisione degli oneri) rappresenta una procedura prevista dall’articolo 132 della direttiva UE/2014/59 Bank Recovery and Resolution Directive. In base al decreto ministeriale 15/3/2012 il ministero dello Sviluppo economico (Mise) stabiliva al 2020 la quota di energia derivante da fonti rinnovabili da consumare, attribuendo a ciascuna regione la propria quota. Per la Basilicata gli obiettivi fissati dal Mise sono quelli illustrati nella tabella che segue.
Nel 2016 la quota effettivamente consumata in Basilicata di energia derivante dalla sola fonte eolica era pari al 36 per cento. Una percentuale già di molto superiore ai limiti fissati dal Mise per il 2016 in base al “burder sharing”, pari 23,4 per cento (in questa percentuale sono comprese però tutte le fonti rinnovabili). I consumi elettrici pro capite in Basilicata (fonte: Terna) sono aumentati di poco tra il 2000 e il 2016, passando da 783 Kwh a 854 KWh (è la Regione che registra in assoluto il minor consumo pro capite di energia elettrica) con una linea di tendenza futura che porterebbe addirittura a decrementi di energia consumata nei prossimi anni. Tali dati mostrano come in Basilicata non siano necessari nuovi impianti eolici, a meno di considerare il “surplus” di energia prodotta da fonte eolica esclusivo profitto per le società private, con un mercato elettrico che non garantisce alle comunità alcun beneficio e vantaggio per i territori.
IL QUADRO DEGLI IMPIANTI E DELLA POTENZA NOMINALE EFFETTIVA INSTALLATA NEI COMUNI DELLA BASILICATA, SECONDO I DATI DEL GSE (GESTORE SERVIZI ELETTRICI)
Le tabelle in calce al presente articolo mostrano la diffusione degli impianti eolici in Basilicata (numero e potenza installata) al 31 dicembre 2017. I dati elaborati per Terre di frontiera sono stati desunti dal sito Atlaimpianti-Gse (mese di novembre 2018). Gli impianti sono quelli che risultano in esercizio ed ammessi agli incentivi dei decreti ministeriali 23/6/2012 e 6/7/2012, esclusi quelli che non hanno comunicato ancora l’entrata in esercizio in base ai citati decreti.
Questi ultimi sono 19, distribuiti in 14 comuni, per una potenza nominale complessiva non ancora allacciata alla rete, pari ad ulteriori 194 MW che si aggiungeranno entro i prossimi anni alla potenza nominale già allacciata in Basilicata e in produzione al 31 dicembre 2017, pari a 1.202,895 MW nominali.
Le tabelle mostrano come la metà dei Comuni della Provincia di Matera (15 Comuni su 30) e più della metà di quelli della Provincia di Potenza (56 su 100) vedano la presenza di impianti eolici, con una prevalenza in alcune aree della regione (aree del Vulture-Melfese-Alto Bradano). Restano ancora privi di impianti eolici solo i comuni della Val d’Agri, del Pollino, e quelli situati nei parchi nazionali e regionali (Pollino, Appennino Lucano e Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane).
È da rilevare, inoltre, che le norme emanate con la legge regionale 30/12/2015, n.54 (art.3, c.3) “Linee guida per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza stabiliti dalla Tabella A del D.lgs 387/2003 e non superiori a 1 MW” non hanno trovato applicazione nei procedimenti di autorizzazione regionali sin ora adottati. Le “aree non idonee”, i cosiddetti “buffer” (art.4), in assenza del Piano paesaggistico regionale adottato (la Basilicata è nel novero delle Regioni italiane a non avere adempiuto a tale obbligo) non sono servite ad evitare la proliferazione degli impianti eolici sul territorio regionale.
Di recente la Regione Basilicata con la legge regionale n.38 del 22 novembre 2018 (legge di Bilancio di previsione pluriennale 2018-2020) è intervenuta con una serie di articoli di legge che modificano la legge regionale n.54/2015 e il Piear vigente, con l’intento di arginare il cosiddetto “effetto cumulo” degli impianti eolici, specialmente per mini e micro eolico la cui richiesta di Pas (Procedura abilitativa semplificata), inoltrata dalle società eoliche direttamente ai Comuni, è avvenuta attraverso richieste-fotocopia presentate da più società per uno stesso territorio, al fine di aggirare la normativa che vieta di realizzare ad una stessa società più impianti. Ma le nuove norme in materia di Pas si applicherebbe solo per impianti eolici di piccola generazione, i cosiddetti micro-eolici (inferiori a 200 Kw di potenza nominale e massimo 2 aerogeneratori), lasciando inalterato il sistema di autorizzazione vigente per quelli impianti con potenza nominale compresa tra 20o Kw e 1ooo Kw. Forte è il rischio che la nuova legge regionale consegua il risultato opposto a quello auspicato, rendendo inoltre non applicabile la tutela dei beni compresi nei “buffer” spaziali di cui la legge 54/2015 e successive modificazioni: infatti viene introdotto il «principio di visibilità del bene da tutelare», rinviando ad ulteriori linee guida la corretta applicazione dei “buffer” ai fini del rilascio della Pas (art.43). Tale enunciato si porrebbe addirittura in contrasto con le linee guida nazionali di cui al decreto ministeriale 10/9/2010.
L’effetto “saturazione territoriale” degli impianti eolici, specialmente in alcune aree comunali, rischia di essere aggravato inoltre dagli impianti eolici con aerogeneratori di grande potenza, ovvero con potenza nominale maggiore di 1 MW per aerogeneratore (59 impianti in Basilicata). Il loro numero non corrisponde alle torri eoliche effettivamente installate, mediamente più elevate, rapportate alla potenza di ciascun singolo aerogeneratore, spesso anche superiore ai 2MW avente notevole altezza (il principio della visibilità prevista per il “buffer” dalle nuove norme regionali, non considera le notevoli altezze di tali impianti dal suolo) aggravando notevolmente “l’effetto cumulo” (o effetto selva eolica).
IL COMPLESSO SISTEMA DI AUTORIZZAZIONI PER IL MEGA-MINI-MICRO EOLICO
A complicare la problematica è il complesso sistema delle autorizzazioni che afferiscono ad enti pubblici diversi. Il decreto legislativo n.104 del 16 giugno 2017, nel recepire la direttiva 2011/92/UE in materia di Valutazione di impatto ambientale, ha trasferito le competenze per il parere Via per gli impianti eolici con potenza superiore a 30 MW (art.22) in capo al ministero dell’Ambiente.
Un passaggio di competenze tra Regioni e ministero che non ha garantito il diritto all’informazione e partecipazione del pubblico interessato, ove si guardi alle istanze che riguardano la Basilicata presentate nel 2018. Sul sito del ministero dell’Ambiente è stato, infatti, omesso l’avviso pubblico dell’istanza Via da pubblicare sui media locali e nazionali, a cura del soggetto interessato, per garantire il diritto a presentare le osservazioni da parte del pubblico entro termini indicati. Nella sezione delle osservazioni prodotte, figurano invece i pareri e le prescrizioni delle sedi periferiche dei ministeri e dei Comuni.
Presso il ministero dell’Ambiente risulterebbero, nel 2018, ben 8 nuovi progetti di mega-eolico in Basilicata, prodotti da altrettante società, per una nuova potenza complessiva nominale da installare pari a circa 350 MW (i nuovi impianti di mega eolico sono previsti a Melfi (n.3 impianti) ed uno ciascuno nei seguenti territori comunali: Lavello, Montemilone; Muro Lucano-Bella-Balvano; Spinazzola-Genzano di Lucania; Banzi-Palazzo San Gervasio-Genzano di Lucania-Acerenza-Oppido Lucano. Alcuni impianti insistono su aree fragili, in prossimità di zone archeologiche, boschi e tratturi). Per gli impianti eolici con potenza compresa tra 1 MW e 29 MW, la competenza per le autorizzazioni e il parere Via afferiscono invece alla Regione (una ventina di questi impianti sono in attesa di parere Via e autorizzazione unica). Mentre il dato delle richieste per mini e micro eolico in attesa di Pas, non è noto, in assenza di un sistema informativo regionale che tracci l’iter prima del loro allacciamento alla rete elettrica.

Fonte: Elaborazione Antonio Bavusi per Terre di frontiera su dati GSE-Atlaimpianti (Data e ora di estrazione: 11 novembre 2018 / 11:25:10)

Fonte: Elaborazione Antonio Bavusi per Terre di frontiera su dati GSE-Atlaimpianti (Data e ora di estrazione: 11 novembre 2018 / 11:25:10)