Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Quei soldi Eni meno nemici del clima

In Basilicata centonovantatre mila euro dalla controllata di Stato a Legambiente, tra il 2017 e il 2019.

«Eni sta sbagliando rotta e chiediamo al governo Conte di essere coerente con gli impegni sottoscritti a livello internazionale indirizzando le politiche aziendali sulle fonti rinnovabili.»
Queste le parole pronunciate dal presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, come postilla del dossier Eni nemica del clima, lanciato dall’associazione.
Legambiente sottolinea come la «controllata di Stato nemica del clima» continua ad «investire per la quasi totalità sulle fonti fossili».
Ma la denuncia – rimbalzata su testate come La Nuova Ecologia, Greenme, Greenreport – stride non poco con quanto accade nella terra dove Eni, assieme a Shell e Total estrae, e continuerà a farlo senza sosta ed impatti ambientali, dal più grande giacimento di greggio su terraferma d’Europa: la Basilicata.
In quella che alcuni giornali hanno definito la nuova Terra dei fuochi – accorgendosi solo oggi del disastro ambientale denunciato invece da decenni da pochi cronisti locali e da qualche piccola associazione – lo scorso 10 giugno, con due diverse determine regionali l’associazione Legambiente Onlus, ha beneficiato – nell’ambito del Protocollo d’intenti stipulato tra Regione Basilicata e quell’Eni «nemica del clima» di importi lordi pari a 136.435,45 euro e 2.425,33 euro. Così come già accaduto nel 2017, per un importo lordo pari a 54.320 euro.
Per Legambiente i soldi di Eni sono meno nemici del clima?

Iscriviti alla nostra newsletter!

Condividi questo articolo