em>Molti decessi prematuri che si registrano tra i lavoratori ex esposti potrebbero essere dovuti a diagnosi tardive ed imprecise. Per questo la sorveglianza sanitaria deve essere obbligatoria e deve porsi, come primo obiettivo la riduzione di mortalità e la promozione della diagnosi precoce: validi elementi di una concreta prevenzione. Il Protocollo di sorveglianza sanitaria deve rispondere alle esigenze specifiche del territorio regionale.
È stato questo il principio che ha ispirato, ad esempio, il Protocollo sanitario in Basilicata, dove erano presenti realtà industriali simili – ed in certi casi gemelle – a quelle sarde: impianti comparto fibre ex-Anic/Enichem di Pisticci scalo, in provincia di Matera, e di Ottana, in provincia di Nuoro.
La Regione Basilicata ha recepito e attua le direttive legislative nazionali e internazionali in termini di tutela ambientale e sorveglianza sanitaria dei soggetti ex esposti ad amianto a rischio di patologia amianto-correlata. Nell’ospedale di Matera la medicina del lavoro coordina la sorveglianza sanitaria per oltre 2.300 lavoratori su un totale stimato di 7.000 lavoratori ex esposti nei siti industriali del Basso Basento e colline materane. Seguendo le linee guida del Protocollo micronoduli – sulla coorte di oltre 2.300 ex esposti – sono state effettuate 7.500 visite che hanno permesso di individuare circa il 20 per cento di patologie oncologiche e non oncologiche. A tal riguardo, ad oggi, sono state emesse oltre 450 richieste di malattie professionali. Si stima che in fase precoce sono stati riscontrati circa 40 casi di carcinoma polmonare. Di questi circa 37 vivono in buone condizioni di salute senza essere stati sottoposti a terapia oncologica.
La sorveglianza sanitaria ha avuto procedura attiva solo per i 550 lavoratori riconosciuti ex esposti dall’Inail in fase amministrativa. L’Associazione italiana esposti amianto Val Basento (Aiea VBA) è stata il veicolo principale per le richieste di sorveglianza sanitaria passiva per la maggior parte degli altri 1.750 ex esposti che costituiscono la coorte di lavoratori dell’ospedale di Matera. La diagnosi precoce del carcinoma polmonare viene effettuata con l’applicazione di uno screening TC a bassa dose che permette di ridurre la dose di radiazioni da 13,12 fino a 0,78 millisievert (mSv), mantenendo una elevata sensibilità, tale da permettere la rilevazione del nodulo, con una dose poco sovrapponibile alla radiologia tradizionale, permettendo di fare diagnosi precoce in patologie oncologiche dove la sopravvivenza potrebbe essere determinata in base alla tempestività della diagnosi.
Ad integrazione dei suddetti dati – e per avere un quadro più chiaro delle conseguenze dovute all’esposizione lavorativa a sostanze pericolose e cancerogene – di seguito si riporta una sintesi provvisoria della banca dati delle patologie oncologiche e non redatta da Aiea VBA. Dati che sono stati forniti ai due medici competenti incaricati nel 2016 dalla Procura di Matera per verificare la sussistenza del nesso causale lavorativo per le patologie oncologiche quali il Mesotelioma e successivamente trasmessi, anche, alla Commissione parlamentare infortuni, presieduta dalla senatrice Camilla Fabbri ed all’attenzione del procuratore Bruno Giordano, componente della stessa commissione.
Complessivamente la suddetta banca dati provvisoria – aggiornata al 28 febbraio 2017 – riporta 536 casi di patologie oncologiche e non, tra cui 215 casi di morti premature. Nel dettaglio: 9 casi di mesotelioma, 6 deceduti (ex Enichem); 54 casi di CA/K polmonare, 40 deceduti (ex-Anic/Enichem); 11 casi di CA/K polmone, 9 deceduti (altre ditte); 11 casi di asbestosi, 3 deceduti (ex-Anic/Enichem); 12 casi di asbestosi, 1 deceduto (altre ditte); 64 casi di placche pleuriche, 2 deceduti (ex-Anic/Enichem); 39 casi di placche pleuriche, 1 deceduto (altre ditte); 13 casi di fibrosi polmonari, 3 deceduti (ex-Anic/Enichem); 5 casi di fibrosi polmonari, 1 deceduto (altre ditte); 9 casi di leucemia, 5 deceduti (ex-Anic/Enichem); 2 casi di leucemia, nessun deceduto (altre ditte); 26 casi di patologia urogenitale, 8 deceduti (ex-Anic/Enichem); 4 casi di patologia urogenitale, nessun deceduto (altre ditte); 28 casi di CA/K gastrointestinale, 13 deceduti (ex-Anic/Enichem); 5 casi di CA/K gastrointestinale, 3 deceduti (altre ditte).
Tra i lavoratori ex-Anic/Enichem sono stati inoltre registrati casi di decesso per carcinoma alla testa del pancreas, patologie oncologiche cerebrali e diversi morbo di Parkinson. Dalla banca dati dell’Associazione italiana esposti amianto Val Basento emerge che le patologie oncologiche quali leucemie, patologie cerebrali e morbi di Parkinson, hanno interessato lavoratori ex-Anic/Enichem le cui mansioni comportavano sia l’esposizione a sostanze chimiche pericolose (acrilonitrile, amianto, trielina ed altre), sia a probabile esposizione ai campi elettromagnetici (elettricisti, elettro-strumentisti, quadristi elettrici, addetti ai compressori, saldatori). A tal riguardo sono in corso valutazioni tecniche e medico-legali.
Ci auguriamo che la Regione Basilicata approvi e deliberi il finanziamento del progetto della Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica per gli anni 2017, 2018 e 2019, al fine di rendere più incisiva la sorveglianza sanitaria dei soggetti ex-esposti ad amianto (eliminazione dei falsi negativi) e di contribuire scientificamente alla ricerca di marcatori molecolari di diagnosi precoce di lesioni asbesto correlate e non. La Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica prevede la definizione di opportune collaborazioni con le Aziende sanitarie di Matera e Potenza, con enti nazionali e sovranazionali, istituzionalmente riconosciuti che operano in questo ambito, al fine di perseguire la più ampia ed efficace azione nello screening della sorveglianza sanitaria.
Chi ha permesso l’utilizzo spregiudicato e lucrativo dell’amianto è responsabile di una vera tragedia sociale. L’Associazione italiana esposti amianto con la sua azione continua e capillare, ma soprattutto instancabile, promuove convegni ed incontri per rendere consapevoli i cittadini sulle conseguenze dell’esposizione a sostanze pericolose e cancerogene come l’amianto. Anche in Sardegna si sta frantumando il muro di silenzio che negli anni ha favorito la crescita di un’immane ingiustizia sociale, unica in Italia per le sue dimensioni. È una grande battaglia di civiltà per dare dignità e rispetto ai lavoratori, alle vittime ed ai loro familiari che sono rimasti senza volto. Non possiamo cambiare ciò che è stato, ma se con il nostro operato riusciremo a salvare anche una sola persona, daremo un senso alle nostre vittime.
Ci auguriamo che il crescendo impegno profuso da Aiea Sardegna, da Anmil, dalla Cgil provincia di Nuoro permetta di rompere gli ostacoli istituzionali che cercano di ritardare il raggiungimento delle finalità di questa grande battaglia. Pertanto si renderebbe opportuno che anche i Sindacati confederali prendano una posizione attiva nella vertenza, perché deve esistere una giustizia anche per i lavoratori ex-esposti della Sardegna, finora dimenticati.