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Ex-Ilva, cercasi «speranza» per Taranto

La vertenza Ex-Ilva, tra sentenza processo Ambiente svenduto, attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato ed inchieste giudiziarie che hanno coinvolto l’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, è oggettivamente in una fase decisiva per il suo futuro.

Una fase in cui, chiaramente, molte sono le dichiarazioni e prese di posizione da parte dei rappresentanti del Governo, a partire da Giancarlo Giorgetti – ministro dello Sviluppo economico – e Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica).
Proprio quest’ultimo, in una recente intervista, relativamente alla vertenza del siderurgico tarantino, ha affermato che «se però ci fosse il ministero della Salute che bussa e mi dice, “guarda che lì la situazione è insostenibile” allora io ho finito il mio lavoro. Se bisogna chiudere, si chiude».
Ecco, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il vero grande assente nella vertenza Ex-Ilva: nessuna dichiarazione e presa di posizione pubblica nonostante la questione riguardi un disastro sanitario drammatico per la nostra comunità. Eppure il ministro Speranza è, in virtù dell’emergenza derivante dalla pandemia Covid-19, oggettivamente molto presente negli ultimi mesi nel dibattito pubblico e lo fa sempre difendendo, in maniera egregia e rigorosa, la salute pubblica ed il principio per il quale nessun interesse economico può derogare la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini.
Non capiamo, però, il motivo per cui il ministro della Salute, non rivendichi tale sacrosanto principio anche per Taranto e la sua comunità. Come se noi non fossimo cittadini italiani, come se la questione Ilva e la salute dei tarantini non lo riguardassero, come se per Taranto le priorità fossero invertite, come se a Taranto si possa tollerare una sospensione dei diritti costituzionali.
Tutto questo nonostante, circa un mese fa, il ministro Roberto Speranza abbia ricevuto dal sindaco Rinaldo Melucci uno studio presentato in occasione dell’ultimo Convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, che evidenzia eccessi di mortalità nel nostro territorio, con dati drammaticamente superiori al dato regionale nei quartieri a nord della città (Paolo VI, Tamburi e Borgo, ndr), ossia quelli più a ridosso del siderurgico. Dati allarmanti che si aggiungono e confermano quelli già noti e presenti in una corposa letteratura sanitaria e scientifica già disponibile, a partire dallo Studio Sentieri giunto al suo quinto aggiornamento.
Insomma ministro Speranza, forse è arrivato il momento che interrompa il suo assordante silenzio sul siderurgico tarantino e sulle conseguenze di malattia e morte che tali impianti continuano a produrre. Indubbiamente è opportuno che vada a bussare alla porta del ministro Cingolani e gli dica «sì, caro collega, la situazione a Taranto è assolutamente insostenibile».
Non vorremmo che anche lei si aggiungesse alla lunga lista di coloro che, per utilizzare una celebre frase presente su una targa affissa nel quartiere Tamburi, potevano fare e non hanno fatto nulla per salvare la salute dei bambini, delle donne e degli uomini che vivono a Taranto.

(*) ANT sez. Prov. Taranto, Associazione genitori di Taranto di onco-ematologia, AIL sez. di Taranto, ISDE Taranto, Giustizia per Taranto, Legamjonici, Peacelink, Hermes Academy, Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto, Una Strada Diversa, Verdi Taranto, Taranto Respira, Comitato cittadino per la salute e l’ambiente, Genitori tarantini, Comitato quartiere Tamburi, Donne e futuro per Taranto libera, LiberiAmo Taranto, Lovely Taranto, Giorgioforever

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