Grottaglie è una delle mete turistiche pugliesi quasi obbligatorie, famosa per la produzione di ceramiche artistiche artigianali. Eppure nasconde una vergogna: una discarica per rifiuti speciali che rischia di essere ampliata. Amministratori e comunità locali sperano che arrivi al più presto il diniego della Provincia di Taranto. Intanto è calato il silenzio su un impianto che ha una lunga storia di proroghe e guai giudiziari, che vi raccontiamo.
La storia della discarica di Grottaglie ha inizio il 27 luglio 1999 quando, con delibera di giunta, l’Amministrazione comunale esprime parere logistico favorevole alla realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi, in contrada La Torre Caprarica. La società proponente è la Ecolevante spa, che chiede un’autorizzazione per un impianto di seconda categoria, tipo B.
La discarica, pur ricadendo in territorio di Grottaglie, crea i maggiori disagi al comune di San Marzano. Dista, infatti, 4,5 chilometri dalla periferia grottagliese – per lo più costituita da campagne – e solo 4 chilometri dal centro di San Marzano. Percorrendo la strada provinciale 86 ed imboccando la strada statale 603, in direzione Francavilla Fontana, è verso il centro di accoglienza “Amici” che l’olezzo diventa insopportabile.
Il primo progetto della discarica risale al 1997, anno in cui riceve parere favorevole dal punto di vista igienico-sanitario da parte dell’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Taranto. Nello stesso anno l’Ispettorato foreste dell’omonimo assessorato della Regione Puglia esprime il nullaosta nei riguardi del vincolo idrogeologico gravante sull’area di destinazione della discarica. Anche il Centro di ricerche Enea della Casaccia (Roma) si esprime con parere tecnico-scientifico positivo circa la fattibilità del progetto, con raccomandazioni legate principalmente alla caratterizzazione ambientale preliminare dell’area, alla trattabilità del percolato in zona e al monitoraggio ambientale. In più, su richiesta della società proponente, il Dipartimento di chimica e chimica industriale dell’Università di Pisa esprime parere favorevole, ma specifica che è necessaria la raccolta capillare del percolato.
Infine, a seguito di un parere molto articolato, il professore Lorenzo Liberti – del Dipartimento di ingegneria civile ed ambientale del Politecnico di Bari – esprime il suo parere favorevole in quanto la discarica risulta progettata a norma di legge. Il parere di Liberti fu determinante. Si tratta dello stesso esperto che nel 2012 è balzato agli onori della cronaca per l’inchiesta Ambiente svenduto sull’Ilva di Taranto. Il professore, ex consulente della Procura della Repubblica del capoluogo jonico, è stato accusato di aver ricevuto una mazzetta di 10 mila euro da Girolamo Archinà, ex responsabile delle pubbliche relazioni dell’azienda siderurgica, al fine di ammorbidire una perizia sullo stabilimento disposta dalla Procura di Taranto. Il processo, nel quale è imputato, è ancora in corso.
Così, alla fine del 1999, il primo lotto della discarica inizia il suo esercizio effettivo. Negli anni successivi le autorizzazioni si susseguono senza sosta.
Il 15 marzo 2001 il Commissario delegato all’emergenza ambientale della Regione Puglia autorizza la prosecuzione all’esercizio del primo lotto fino al 15 luglio 2001. In precedenza, il 25 ottobre 2000, veniva stipulato tra il Comune di Grottaglie e la società Ecolevante una Convenzione relativa alla gestione della discarica di seconda categoria, tipo B, in località La Torre Caprarica.
Oltre a diverse royalties e prerogative economiche, a favore del Comune, la Ecolevante si impegnava a non accettare in discarica rifiuti che, in seguito alla transcodifica dei codici CER, seguita al decreto ministeriale n.372/98, fossero classificati come pericolosi.
Il 07 giugno 2001 sempre il Commissario delegato all’emergenza ambientale della Regione Puglia, autorizza la realizzazione del secondo lotto della discarica insieme alla gestione delle operazioni di smaltimento per una volumetria complessiva di 1.200.000 metri cubi lordi (1.000.000 di metri cubi netti).
Il 27 febbraio 2004, la Provincia di Taranto, autorizza la prosecuzione dell’esercizio del primo lotto fino al 16 luglio 2005. Nel frattempo, lo stesso ente chiede informazioni al Comune circa l’attività di monitoraggio ambientale sulla discarica. L’Arpa afferma che i controlli sono stati saltuari. A questo punto, l’ente civico richiede dettagli sui dati analitici dei controlli effettuati.
Sempre nello stesso anno la Provincia di Taranto stabilisce che la Ecolevante dovrà effettuare dei monitoraggi ambientali costanti, con specifico riferimento alle acque di falda, secondo rigorose procedure.

Foto: Il castello di Grottaglie // Daniela Spera
PROROGHE CONTINUE
Dal 2005 al 2006 si susseguono numerose proroghe. Il 15 luglio 2005 l’esercizio del primo lotto è prorogato fino al 31 dicembre 2005. Il 3 novembre 2005 viene conseguita – ai sensi dell’articolo 17, comma 4, del decreto legislativo n.36/2003 – l’approvazione definitiva del Piano di adeguamento del primo e del secondo lotto. Il 24 maggio 2006 il dirigente del settore ecologia ed ambiente della Provincia di Taranto rilascia l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto di recupero energetico del biogas prodotto in discarica: impianto gestito dalla società Marcopolo enviromental group spa. Il 14 dicembre 2006 c’è il rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio del secondo lotto fino al 30 ottobre 2007.
Nel 2008 però le attività del primo e del secondo lotto non ottengono il rinnovo delle autorizzazioni. Resta in esercizio un terzo lotto, per una volumetria di 2.334.000 metri cubi, autorizzato nello stesso anno, il cui permesso scadrà nell’aprile del 2018. I primi due lotti, sebbene esauriti, non sono stati ancora chiusi e la bonifica è solo un miraggio.
I GUAI GIUDIZIARI
Nel dicembre 2011, il personale della Polizia provinciale, sezione Ambiente, insieme al personale tecnico-ispettivo dell’Arpa Puglia dipartimento di Taranto, effettua un controllo presso la discarica. L’azione ispettiva – avviata su specifica richiesta della Procura della Repubblica di Taranto – è finalizzata a individuare le cause delle numerose segnalazioni di odori nauseabondi avvertiti nell’ambiente esterno. Dal controllo emergono violazioni alle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) regionale, nell’ambito della conduzione della discarica di Grottaglie: copertura insufficiente dei rifiuti, insufficiente barriera vegetativa perimetrale, torce per combustione biogas in parte spente, impianto lavaggio mezzi fuori uso. Le anomalie vengono segnalate all’Autorità giudiziaria. Parallelamente viene analizzata la procedura dei conferimenti nel biennio 2009-2010, perché proprio in questo arco di tempo erano partite le numerose segnalazioni dei cittadini. L’attenzione viene rivolta ai fanghi di depurazione che, per loro natura, emettono le sostanze odorigene contenute nel rifiuto. Dopo opportune verifiche documentali, gli agenti della Polizia provinciale, coordinati dal maggiore Leonardo Di Castri, constatano la carenza di elementi e di parametri di legge di riferimento nelle analisi che accompagnano i conferimenti di rifiuti. Il parametro che indica la capacità odorigena del rifiuto – ovvero il carbonio organico disciolto – risulta del tutto assente fino a giugno 2009. È a partire da questo momento che la Ecolevante ottiene l’autorizzazione regionale per le deroghe ad alcuni parametri di legge, tra cui proprio il carbonio organico disciolto, che compare nei certificati di analisi successivi, ma sempre con valori molto superiori ai limiti fissati dalla precedente norma. Parte comunque il rinvio a giudizio per i vertici dell’azienda per la violazione al decreto legislativo n.152/06, dell’articolo 674 (getto pericoloso di cose) del Codice penale, in concorso tra loro, vecchi e nuovi amministratori della società e responsabile tecnico.
Intanto, al 2011, i volumi dei rifiuti conferiti nella discarica di Grottaglie risultano essere nell’ordine delle decine di migliaia di tonnellate. Un problema per i territori circostanti.
LA FUSIONE DI ECOLEVANTE CON LINEA AMBIENTE
Dal 15 dicembre 2014 ha efficacia la fusione per incorporazione di Ecolevante spa nella controllate Linea Ambiente srl, a socio unico, con sede legale a Rovato, in provincia di Brescia. Il capitale sociale dell’azienda ammonta a 3 milioni di euro. Con effetto dalla data di efficacia della fusione, Linea Ambiente, dunque, assume i diritti e gli obblighi di Ecolevante. Nel mese di settembre dello stesso anno aveva già ottenuto l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio dell’impianto di trattamento di percolato al servizio del complesso IPPC, con relativo aggiornamento dell’Aia.

Foto: Il quartiere delle ceramiche // Daniela Spera
LA RICHIESTA DI AMPLIAMENTO
Linea Ambiente non perde tempo. Circa un anno dopo le operazioni di fusione, precisamente il 17 dicembre 2015, presenta istanza di procedura coordinata Via/Aia e per l’autorizzazione paesaggistica riguardante la “Modifica sostanziale della discarica terzo lotto inquadrata in sottocategoria ex articolo 7 comma 1 lettera C) decreto ministeriale 27 settembre 2010, località La Torre Caprarica Grottaglie (Taranto) – Ottimizzazione orografica dei profili attualmente autorizzati.”
Di cosa si tratta? La Conferenza di servizi istruttoria si svolge il 22 marzo del 2016. Quella decisoria il 28 luglio 2017. Nel verbale dell’incontro si legge che “la richiesta della società comporterebbe una modifica […] con incremento dei volumi dei rifiuti tale da configurare […] un vero e proprio ampliamento in verticale […]. Dal punto di vista urbanistico, la costruzione di questo impianto equivarrebbe alla costruzione di un edificio di 5 piani sopra la discarica esistente […]”. Nello stesso documento vengono citati anche i pareri di tutti gli enti chiamati ad esprimersi. Il fronte del no è compatto: Comune di Grottaglie, Comune di San Marzano, Arpa, Asl e Regione Puglia per la valutazione paesaggistica, danno parere negativo.
In particolare l’Arpa paventa un consistente aumento delle emissioni odorigene ed un ingombro spaziale che “rappresenta un chiaro elemento di intrusione e di disturbo nello skyline.” L’Asl rincara la dose. Considera la modifica come un inaccettabile aggravio della situazione ambientale e sanitaria preesistente “[…] in considerazione della vicinanza di insediamenti urbani ma anche di attività produttive, impianti sportivi e/o ricreativi (socio assistenziali), zone agricole, acquedotti, e varie Masserie […], viene considerato non accettabile il rischio residuo esprimendo, allo stato attuale, parere non favorevole.”
Ma Grottaglie è anche sede di un aeroporto cargo costituito da una delle piste più lunghe d’Italia, ampliata nel 2006, quando il gruppo Alenia Aeronautica diventa partner della Boeing per la realizzazione delle fusoliere del nuovo Boeing 787. La città delle ceramiche era l’ideale per la produzione di fusoliere in fibra di carbonio e perfetta per l’atterraggio dei massicci velivoli. Per questo motivo viene chiamata ad esprimersi anche la società Aeroporti di Puglia che, in qualità di gestore dell’aeroporto esprime parere sfavorevole.
Il diniego è legato al possibile incremento del fenomeno del bird strike – cioè un aumento del rischio di impatto tra stormi di gabbiani, che dal mare si dirigono verso la discarica di Grottaglie in cerca di cibo – e gli aerei. A questi pareri si aggiungono quelli, altrettanto negativi, di numerose associazioni locali. L’ente provinciale, da cui dipende il parere conclusivo, a questo punto, può solo piegarsi allineandosi al parere negativo complessivo. Lo fa, con comunicazione protocollata il 28 agosto 2017, ma si limita a redigere un semplice “preavviso di diniego”. Il parere definitivo, quello che conta, non risulta ancora essere stato espresso.
Dal 28 agosto dello scorso anno, sindaci e cittadini vivono nel timore di un dietrofront da parte della Provincia di Taranto. Per questo motivo il 13 gennaio hanno manifestato contro il progetto di ampliamento. Ancora oggi tutti attendono il parere negativo ufficiale.