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La Raffineria di Milazzo finanzia studio sanitario

La Valle del Mela è uno dei territori più inquinati d’Italia, tanto da essere considerata Area ad elevato rischio di crisi ambientale e Sito d’interesse nazionale. Una catalogazione che però, finora, non ha indotto la politica ad avviare né una radicale bonifica, né la doverosa riconversione delle fonti più inquinanti, sebbene ciò costituisca una delle previsioni del Piano paesaggistico approvato quasi due anni fa.

Le criticità sanitarie della Valle del Mela, riscontrate in vari studi medico-scientifici – che godono anche di prestigio internazionale – sono state spesso misconosciute dalle autorità preposte alla tutela della salute pubblica, a cominciare dalle amministrazioni comunali di Milazzo e San Filippo del Mela. Le loro posizioni, anche quando gravi incidenti probabilmente prevedibili hanno disperso in atmosfera o in mare tonnellate di veleni, sono state per lo più tese a minimizzare i rischi per la salute e per l’ambiente, in sintonia con l’industria.
Qualche mese fa, invece, pur avendo in un primo momento dato seguito alle numerose criticità sanitarie, esprimendo prescrizioni a tutela della salute da includere nell’autorizzazione della Raffineria di Milazzo, all’ultimo minuto hanno fatto inspiegabilmente marcia indietro in cambio di un ennesimo studio sanitario. Uno studio finanziato dalla Raffineria stessa e supervisionato da una commissione di cui fanno parte rappresentanti dell’azienda, in evidente conflitto di interessi.
Un po’ come se i controlli igienico-sanitari in un ristorante fossero effettuati da ispettori pagati dal ristoratore stesso. Ci chiediamo quale autorevolezza scientifica possa mai avere questo studio in confronto a quelli già condotti, senza alcuna indebita commissione, dall’Istituto superiore di sanità (che ha evidenziato preoccupanti incrementi di mortalità perinatale, asma e altre patologie respiratorie, verosimilmente conseguenti all’inquinamento industriale nella Valle del Mela), dalla Regione (che ha evidenziato, tra l’altro, un incremento di malformazioni congenite, definendolo «segnale di allarme sanitario») o dal mondo accademico.
Del resto la dice lunga il fatto che la suddetta commissione sia stata proposta dalla Raffineria di Milazzo proprio per evitare le prescrizioni sanitarie dei sindaci. A tal fine la Raffineria non ha esitato ad usare anche i lavoratori come “scudi umani”, minacciando licenziamenti o addirittura la chiusura nel caso in cui fosse stata costretta ad investire per inquinare di meno. Si tratta di un ricatto inaccettabile anche perché la Raffineria fa più di mezzo miliardo di euro l’anno di fatturato.
Come cittadini che si battono per la tutela della salute e dell’ambiente nella Valle del Mela rifiutiamo l’idea assurda che per prendere i dovuti provvedimenti bisogna ancora aspettare tre anni un altro studio, tantomeno dove il controllato paga il controllore.
Peraltro, tra pochi mesi, il Tar Catania si pronuncerà sul ricorso di vari Comuni della Valle del Mela contro la revoca illegittima delle prescrizioni sanitarie dei sindaci. Una volta preso atto della decisione del Tar, auspichiamo che i sindaci di Milazzo e San Filippo del Mela assumano in ogni caso i dovuti provvedimenti a tutela della salute pubblica.

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