Nel Mezzogiorno d’Italia a bruciare non sono solo i Parchi, le Zone di protezione speciale e i Siti di interesse comunitario.
Nel Mezzogiorno d’Italia brucia anche la monnezza.
Aree protette e rifiuti, per ragioni diverse, alimentano sistemi malavitosi, criminalità, lobby, affari e clientele. Li alimentano allo stesso modo.
Sullo stesso piano c’è chi appicca il fuoco per deprezzare i terreni e renderli più appetibili a nuovi sfruttamenti, anche energetici, e chi ridefinisce le istituzioni di controllo dei territori ed abolisce il Corpo forestale dello Stato.
Chi, relegando la tutela del paesaggio al ruolo di chimera, incentiva il disboscamento delle foreste del Sud Italia per ricavare biomassa necessaria ad alimentare i forni delle centrali a cippato.
Chi autorizza nuovi inceneritori e raddoppia quelli esistenti.
Nell’ultimo numero di Terre di frontiera (settembre 2017) raccontiamo come il Sud è ridotto in cenere. Sempre più in emergenza, ambientale e sanitaria.
Il Sud delle bonifiche mancate, delle indagini epidemiologiche incomplete, della deregolamentazione normativa, degli impuniti, dei morti per indifferenza, di chi invoca ancora l’intervento della “politica” per risolvere i problemi meridionali. Quando è proprio la “politica” ad averli creati.
Il Sud del senno di poi.