In questo momento storico per Taranto e il futuro dell’Ilva, il fronte ambientalista è quanto mai compatto e determinato. Lo ha dimostrato nella conferenza stampa di ieri (12 luglio 2018, ndr) tenutasi simbolicamente in piazza Gesù Divin Lavoratore, nel rione Tamburi, il quartiere che più di tutti subisce gli effetti nefasti dell’acciaieria Ilva.
Chiusura dell’Ilva, riconversione e reimpiego dei lavoratori. Questi gli obiettivi prioritari dei tarantini, come univa via percorribile per tutelare concretamente la salute e l’ambiente. Ad introdurre il dibattito è Daniela Spera, del comitato Legamjonici, sottolineando che «nessuna via di mezzo è concessa». Del resto «l’argomento è stato il fulcro della campagna elettorale per le elezioni politiche da parte dei Cinquestelle, a capo del quale c’è proprio Luigi Di Maio, l’attuale ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, principale interlocutore politico sulla vertenza Taranto. Per questo motivo le promesse elettorali vanno mantenute. Non accetteremo che la questione si sposti sulla corretta applicazione delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), in quanto, come ha già detto l’Arpa, anche applicandole completamente non si avrebbe la tutela della salute dei tarantini ed in particolare della fascia più vulnerabile della popolazione: i bambini.»
Daniela Spera, inoltre, ha ricordato che è attualmente ancora pendente, dal 2013, presso la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, il primo ricorso collettivo contro il governo italiano che, per questo motivo, oggi ha ulteriori responsabilità, «se non vuole rendersi complice, come hanno fatto i governi precedenti, decida per la chiusura.»
IN BALLO C’È LA SALUTE
Di seguito è poi intervenuto Delio Monaco, medico dell’Isde di Massafra, che ha evidenziato la necessità di abrogare il decreto del 24 aprile 2013 che, nel caso dell’Ilva di Taranto – e di tutti gli stabilimenti strategici a livello nazionale – prevede l’impiego della Valutazione del danno sanitario in fase di piena attività e non allo scopo di prevedere gli effetti sanitari prima di avviare attività industriali potenzialmente dannose per la salute umana.
«In questo modo non si attua la prevenzione primaria ma ci si limita a contare i morti di ogni sorta di patologia correlata all’inquinamento industriale. Per questo motivo, noi dell’Isde, e con il sostegno di tutte le associazioni, ci batteremo per giungere all’abrogazione di un decreto che pone, ancora una volta, l’Ilva come un’eccezione.»
Il medico fornisce poi alcuni numeri sulle incidenze delle patologie neoplastiche maligne. A Taranto c’è l’incidenza più alta di tumori infantili maligni rispetto a tutta la Puglia. Si parla di un trend di 216 casi per milione. A fornirci questi dati è proprio il rapporto di Valutazione del danno sanitario del 2017, stilato da Arpa Puglia, AReSS e Asl Taranto. Un documento che, in effetti, appare più come un necrologio che come un mezzo di prevenzione primaria. Anche per l’Isde di Massafra non c’è dubbio: la soluzione è la chiusura dell’Ilva.
UN TERRITORIO DA SANARE E RICONVERTIRE
Massimo Ruggieri, di Giustizia per Taranto, ha poi spiegato che un futuro diverso per Taranto è possibile e necessario. «Le politiche per Taranto potrebbero sanare il territorio con circa 3 miliardi di investimento. Invece si continua ad investire sul fossile ritardando l’ascesa della green economy che in altri Paesi europei è al primo posto. L’economia del futuro è quella verde. Anche Confindustria ha capito che l’economia sostenibile è la vera sfida, nonostante la sua posizione sia opposta alla nostra. In uno studio ha calcolato che spendendo circa 9 miliardi in 5 anni per risanare tutti i territori d’Italia si ha un ritorno economico doppio in termini di produttività riconducibile ad attività alternative e relativo indotto. Altri studi dicono che è proprio l’Ilva a rallentare la crescita economica di Taranto perché non è un territorio attrattivo per gli investimenti né vengono utilizzati i fondi europei. Questo a causa della presenza dell’Ilva. Tenere aperta l’Ilva serve solo per saldare i debiti con le banche. Sappiamo bene che ciò che proponiamo non è semplice da realizzare ma è fattibile e noi siamo pronti a collaborare.»
«QUESTO GOVERNO DEVE RENDERSI CONTO CHE IL TEMPO DELLE CHIACCHIERE È FINITO: L’AMBIENTALIZZAZIONE È UN INGANNO»
Mirko Maiorino, cittadino del quartiere tamburi e operaio Ilva ha infine acceso la platea con un duro intervento. «Abbiamo sentito tante parole ma mai nessuno ha chiesto di entrare a visitare l’Ilva affidandosi agli operai che conoscono bene in quali condizioni si trova lo stabilimento. Solo gli operai possono mostrare lo stato dei reparti e degli impianti che crollano e che mettono a rischio tutti giorni la vita. Per chiunque ce lo chiederà noi saremo disponibili a guidarli nello stabilimento, a conoscere i luoghi dove tanti operai hanno perso la vita.»
«Questo governo – ha aggiunto l’operaio – deve rendersi conto che il tempo delle chiacchiere è finito. È ora di prendere le decisioni passando da Taranto. Ogni giorno che passa, rinviando la chiusura di questa fabbrica, è un giorno in cui il governo si rende complice di questa situazione e verrà trattato come un nostro nemico.»
Non è mancata una stoccata ai sindacati nazionali: «oggi si affannano a chiedere al governo una rigorosa messa a norma dello stabilimento, ma il tempo è scaduto. Queste richieste andavano fatte molti anni addietro, almeno dal 1995, anno del passaggio dello stabilimento ai Riva. Ora è arrivato il momento di discutere sulla chiusura e riconversione perché abbiamo compreso che l’ambientalizzazione è un inganno.»
Maiorino ha concluso ricordando al governo che è necessario coinvolgere i tarantini nelle decisioni finali che riguardano la propria città.
FRONTE COMPATTO
Da piazza Gesù Divin Lavoratore è partito un invito agli esponenti politici, ritenuto fondamentale, ad incontrare presto, a Taranto cittadini e associazioni, in particolare il Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, Comitato quartiere Tamburi, FLMUniti CUB, Giustizia per Taranto, Isde medici per l’ambiente di Massafra, Legamjonici, LiberiAmo Taranto, Peacelink, Tamburi Combattenti, Taranto L.I.D.E.R., Taranto Respira, TuttaMiaLaCittà che, in una nota stampa congiunta, sottolineano di aver «invitato il ministro dello Sviluppo economico, il ministro del Sud, il ministro dell’Ambiente e il ministro della Salute a venire a Taranto per dirci con chiarezza cosa, questo governo, intenda fare per iniziare quel processo decisionale partecipativo che porterà a ridisegnare un nuovo futuro per Taranto. Pur mantenendo un profilo teso alla collaborazione e alla cooperazione civico-istituzionale, qualora il nostro invito venisse disatteso, siamo disposti ad intraprendere forti azioni di protesta e mobilitazione in grado di richiamare alla responsabilità riguardo alle promesse fatte in campagna elettorale. Chiediamo un atto di coraggio a tutti coloro che hanno delle responsabilità perché continuare a mantenere l’Ilva aperta equivale ad essere complici della nostra morte.»
VIDEO
Video integrale dell’iniziativa
Relatori dell’incontro: Delio Monaco (Isde Massafra), Daniela Spera (Legamjonici), Mirko Maiorino (Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti), Massimo Ruggieri (Giustizia per Taranto)