Nel 2007, anno in cui la Total ha richiesto l’attribuzione del permesso di ricerca Tempa La Petrosa, si è aperto il primo fronte del “No”, cittadino-istituzionale dei territori, alla politica fossile della Regione Basilicata.
Il permesso di ricerca petrolifera Tempa La Petrosa che parte da Sant’Arcangelo, e investe tutta l’area jonica-sinnica, coinvolgendo Senise e la sua diga, per terminare nell’Alto Jonio Cosentino a Montegiordano, è un vecchissimo permesso di ricerca della Total oggetto di forti opposizioni da parte di cittadini, associazioni e sindaci dal lontano 2007, da quando è stato avviato il procedimento.
Fu il primo fronte del “No”, cittadino-istituzionale dei territori, che fece capire alla Regione Basilicata, con la presidenza di Vito De Filippo, che la politica fossile messa in campo nei propri territori non avrebbe portato alcun beneficio, ma che sarebbe stata penalizzante per ambiente, economie e popolazioni locali. La Regione Basilicata avviò il procedimento di Valutazione d’impatto ambientale di competenza regionale nel 2012 e, nello stesso momento, si raccolsero solo pareri negativi di gran parte dei sindaci e delle comunità interessate.
La Regione però temporeggiò e nicchiò sul permesso di ricerca prima di chiudere il procedimento. Solo dopo le pressioni delle comunità, il 20 aprile 2015 con l’ex assessore all’Ambiente, Aldo Berlinguer, il governatore Marcello Pittella diede il suo parere negativo alla compatibilità ambientale del progetto con apposita deliberazione, impugnata poi dalla compagnia petrolifera. La Total, inoltre, aveva chiesto in base alla legge n.164 dell’11 novembre 2014 – meglio conosciuta come Sblocca Italia – “la conversione del procedimento in corso per il rilascio di permesso in quello per rilascio del titolo concessorio unico, con ciò optando inequivocabilmente per il passaggio alla nuova disciplina, ivi inclusa la competenza statale sulla Via.”
In data 29 gennaio 2018, con procedimento n.85, il Tar di Basilicata, ha rigettato il parere di compatibilità ambientale negativo formulato dalla Regione Basilicata sul permesso di ricerca Tempa La Petrosa con delibera di Giunta n.364 del 20 aprile 2015.
Per il Tar Basilicata “all’epoca dell’emanazione della deliberazione giuntale impugnata, la Regione Basilicata non era più investita del relativo potere.” Si evince nel procedimento “a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo n.133 del 2014, Total ha inteso avvalersi delle facoltà di cui all’articolo 38, n.8, di detto decreto, chiedendo espressamente la conversione del procedimento in corso per il rilascio di permesso in quello per rilascio del titolo concessorio unico, con ciò optando inequivocabilmente per il passaggio alla nuova disciplina, ivi inclusa la competenza statale sulla Via”.
In poche parole se la Regione Basilicata avesse deliberato qualche mese prima dell’approvazione del decreto Sblocca Italia, datato novembre 2014, il procedimento sarebbe stato chiuso (non sappiamo se sarebbe re-iniziato con lo Sblocca Italia direttamente con il ministero): decreto Sblocca Italia contro il quale la Basilicata si mobilitò nella manifestazione di Potenza del 4 dicembre 2014 per far impugnare proprio alla Regione Basilicata il predetto decreto.
Allo stato attuale la Regione Basilicata ha l’obbligo morale verso le popolazioni locali di opporsi al procedimento del Tar Basilicata al Consiglio di Stato e, trovandoci in piena campagna elettorale, chiediamo ai cittadini di votare rappresentanti del territorio (non quelli che fanno falsa opposizione) che cancellino definitivamente, assieme al Jobs Act, anche il decreto Sblocca Italia in Parlamento.
Rientrano nel permesso di ricerca Tempa La Petrosa le aree circostanti alla diga di Monte Cotugno (che serve milioni di cittadini per il potabile prima di quella del Pertusillo), le colline del Sinni con le colture pregiate, il parco letterario Isabella Morra, parte del Parco del Pollino, numerose aree Sic, i centri storici dei paesi più belli della costa jonica, litorale jonico di Nova Siri e aree vicino il Centro nucleare Itrec, per poi passare ai Comuni calabresi del litorale jonico fino a Montegiordano.
Anche la Regione Calabria si era espressa, nel merito, dopo il dissenso di Comuni e comunità: “con espresso riferimento ai procedimenti avviati dalla società Total denominati Fonte della Vigna e Tempa La Petrosa, la Regione Calabria in qualità di autorità competente, ha espresso pronuncia negativa di non valutabilità delle istanze, trasmettendone le relative determinazioni al ministero dell’Ambiente con nota prot.n.105517 del 2 aprile 2015.”