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La tutela della Via Appia prevale sugli interessi urbanistico-edilizi

Oggi più che mai servirebbe capire il senso delle parole «tutela» e «valorizzazione» del territorio. Parole costituzionalmente rilevanti a cui la Corte Costituzionale ha rivolto più volte lo sguardo, pronunciandosi ripetutamente, così come avvenuto con una recente sentenza del 21 dicembre 2020 – la numero 276 – riguardante il tentativo di sfregio del Parco Regionale dell’Appia Antica, in un contesto territoriale fortemente saccheggiato dall’eolico selvaggio e da politiche energetiche sfrenate che non hanno nulla di «green economy», ma tanto di «gread economy».

Parlare della Via Appia riveste un particolare significato, soprattutto quando si legge continuamente, in terra di Basilicata, dell’Ager Venusinus e dell’immotivata preoccupazione per le Zone di interesse archeologico di nuova istituzione, ed in particolare per l’individuazione dei beni paesaggistici (articolo 142, lettera m del decreto legislativo n.42/2004) riguardanti l’area settentrionale della Basilicata: l’Ager Bantinus, l’Ager Venusinus, l’Ager Ofantino ed il Comprensorio Melfese.
Un lavoro che si ritiene essere meritevole di attenzione nell’ambito dell’elaborazione del Piano Paesaggistico della Regione Basilicata che, in un regime di co-pianificazione Stato-Regione, sta cercando di arrivare ad una proposta di piano per una successiva adozione, quindi approvazione. Strada non semplice visti i tanti interessi economici che ruotano attorno alla martoriata Lucania vista, spesso, come terra da depredare e saccheggiare per esclusivi interessi economico-finanziari.
Le aree di interesse archeologico, appena menzionate, si inseriscono in una strategia di tutela e valorizzazione del paesaggio che vede imporsi anche il cosiddetto Corridoio della Via Appia quale arteria strategica che collegava Roma con l’antico porto di Brindisi.

IL PARCO DELL’APPIA ANTICA E LA SENTENZA DELLA CONSULTA N.276/2020
Di grande importanza la recentissima sentenza riguardante la Via Appia, la Regina Viarum, la via romana per eccellenza. La pronuncia della Corte Costituzionale fa riferimento al Parco Regionale dell’Appia Antica. Parliamo di un’area della Regione Lazio che, a seguito dell’ampliamento dell’ottobre 2018, risulta essere di circa 4.580 ettari.
In questo territorio sono compresi un tratto dell’Appia Antica e le sue adiacenze per una lunghezza di oltre 16 chilometri, la valle della Caffarella (200 ettari), l’area archeologica della via Latina, l’area archeologica degli Acquedotti (240 ettari), la tenuta di Tormarancia (220 ettari), la tenuta Farnesiana (180 ettari) e verso sud le aree del Divino Amore, Falcognana e Mugilla.
La Corte Costituzionale, in merito all’ampliamento del Parco Regionale dell’Appia Antica, con la storica sentenza n.276 depositata il 21 dicembre 2020, ha dichiarando infondati i dubbi del Tar Lazio sull’articolo 7 della legge regionale n.7/2018, definendo legittimo lo stop del progetto edilizio precedentemente approvato. Infatti, secondo i giudici della Corte, la Regione Lazio non ha violato la Costituzione nell’ampliare il parco dell’Appia antica, impedendo la realizzazione di un programma edilizio sia pur già approvato dal Comune di Marino e dalla Regione stessa.
La Consulta ha dichiarato infondati i dubbi del Tar Lazio inerenti l’articolo 7 della legge regionale n.7/2018 ed in particolare ha respinto al mittente le questioni di legittimità costituzionale sollevate nell’ambito di un giudizio promosso da alcune società contro il Comune di Marino e la Regione Lazio per l’annullamento degli atti che, sulla base della citata disposizione regionale, avevano archiviato il procedimento di valutazione di impatto ambientale e negato il permesso di costruire.
La Corte Costituzionale ha dato risposta all’interrogativo che alcuni si ponevano: un’area avente pregio ambientale come potrebbe essere tutelata qualora interessata da un progetto edificatorio sia pur in fase avanzata poiché previsto in uno strumento urbanistico attuativo già approvato?
La sentenza, dopo aver richiamato i precedenti costituzionali in tema di limiti al diritto di proprietà, ribadisce che i vincoli finalizzati alla tutela ambientale (in senso lato) non hanno carattere espropriativo e non ricadono perciò nell’ambito di applicazione del terzo comma dell’articolo 42 della Costituzione.
Si tratta, infatti, di limitazioni inerenti intrinsecamente al bene, in ragione di caratteri suoi propri, e vanno pertanto ricondotte a quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 42 della Costituzione. Quanto affermato, sostiene la Consulta, vale anche nel caso in cui il vincolo investa beni compresi in uno strumento urbanistico attuativo.
La pronuncia della Corte Costituzionale suscita apprezzamento non solo per la Via Appia, ma anche per il suo chiaro indirizzo di tutela e valorizzazione del territorio. Proprio quel territorio spesso calpestato da politiche edificatorie sfrenate e malsane che vedono il business del consumo del suolo come prioritario su qualunque altro interesse collettivo.

Foto: La Via Appia da Roma a Brindisi

L’APPIA ANTICA: MUSEO DIFFUSO DA TUTELARE E VALORIZZARE
Di recente, l’Appia sta muovendo molti interessi soprattutto per l’iniziativa ministeriale volta a farla diventare un cammino, un museo diffuso che attraversa Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, ricco di aree archeologiche, monumenti, storia e cultura immateriale. Il progetto di valorizzazione, promosso dal ministero dei Beni culturali, è entrato nel vivo con un appalto da oltre un milione di euro bandito, lo scorso anno, da Invitalia che gestisce la procedura per conto del ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
La gara prevede l’affidamento della progettazione definitiva, progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione e direzione lavori per realizzare gli interventi lungo l’antico tracciato dell’Appia. Obiettivo del progetto è l’individuazione esatta del tracciato dell’Appia Antica, la sua conservazione e riqualificazione, la realizzazione delle opere sul percorso per aumentarne la fruibilità. In questo modo si favorirà un turismo lento, sostenibile e di qualità, che permetterà di rivalutare ampie aree del centro-sud attualmente escluse dai circuiti turistici.

L’APPIA ANTICA IN BASILICATA
In tale contesto potrebbe essere interessante visitare la sequenza di immagini e video raccolte dall’Associazione Intercomunale Lucania in una pagina del proprio sito intitolata La Via Appia dal Lazio alla Puglia passando per la Basilicata ed intravedendo Monteserico pubblicato il 17 febbraio 2016.
Di grande attualità l’importante ritrovamento di un ponte sul tracciato della Via Appia a Palazzo San Gervasio in Basilicata.

CONSIDERAZIONI ED AUSPICI SUL PROGETTO DEL CORRIDOIO DELLA VIA APPIA
Si spera che il progetto di valorizzazione dell’Appia Antica – coinvolgendo le quattro Regioni Lazio, Campania, Basilicata, Puglia – non sia solo il pretesto per muovere interessi economici lasciando in secondo piano l’obiettivo principale quale la tutela del territorio nella sua interezza e contro svariate forme di aggressione compresa quella energivora delle fonti fossili e delle rinnovabili speculative. Infatti, tanti si scoprono – solo oggi – amanti della Via Appia proprio quando si intravedono un po’ di soldi destinati alla sua valorizzazione come se la Via Appia fosse qualcosa di asettico piuttosto che un bene collettivo inserito in un contesto territoriale già fortemente saccheggiato dall’eolico selvaggio e da politiche energetiche sfrenate che non hanno nulla di green economy, ma tanto di gread economy. Si assiste ad uno strano paradosso: molti di coloro che parlano dell’Appia e della sua valorizzazione, simpatizzano sfacciatamente con le multinazionali del vento proprio quelle stesse multinazionali che hanno devastato il paesaggio nel quale la Via Appia dovrebbe essere tutelata e valorizzata.
Sarà la valorizzazione dell’Appia antica in Basilicata l’ennesimo specchietto per le allodole? Alzare l’attenzione su tali tematiche dovrebbe servire per guardare l’obiettivo da diverse angolazioni evitando che il cannocchiale sia mosso dai soliti burattinai che tanto amano farci vedere ciò che loro vogliono così da renderci miopi nei riguardi del mondo reale.

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Autore:

Ingegnere civile strutturista, Dottore di ricerca in Ingegneria delle Costruzioni e Scienza delle Costruzioni presso l’Università di Napoli. Da anni offre il suo contributo in difesa della nostra Terra in sintonia con la celebre affermazione: «Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla.» Presidente della sezione Vulture Alto Bradano dell’Associazione V.A.S. (Verdi Ambiente e Società) e membro del Gruppo di lavoro Energia della Federazione Nazionale Pro Natura. Promotore di diverse interrogazioni parlamentari a favore ed a tutela dell’Ambiente e dei Beni Culturali, promotore di proposte di legge a favore delle Energie Rinnovabili non Speculative. Ha prodotto diversi articoli su riviste, periodici ed atti di convegno.