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Chiudere l’Ilva. Taranto vuole un futuro diverso

Per le associazioni di Taranto convocate a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, quella di ieri (19 giugno 2018 ndr) è stata una giornata intensa. Tema centrale dell’incontro: il futuro dell’Ilva. E quindi dell’intera città, a poche settimane dall’imminente cessione della fabbrica alla AncelorMittal.

La voce Taranto, quella di una città sofferente, a Roma, si è fatta sentire chiara e forte: «Abbiamo rappresentato con fermezza e straordinaria unità d’intenti, la voce della città che chiede cambiamento e lo abbiamo fatto con cinque assunti comuni: 1) avvio immediato delle procedure di chiusura dell’Ilva; 2) tutela del bene prioritario della vita e della salute; 3) salvaguardia del reddito dei lavoratori; 4) bonifiche interne ed esterne alla fabbrica; 5) riconversione economica, ecologica e sociale del territorio.»


Il video, girato da Alessio Peretto (operaio Ilva e attivista di Peacelink), dà voce a Mauro Zaratta papà del piccolo Lorenzo, morto il 30 luglio 2014, a Taranto, per un tumore al cervello diagnosticato dopo soli tre mesi di vita. Lorenzo Zaratta aveva 5 anni.

Diversi gli interventi succedutisi dinanzi a Luigi Di Maio, neoministro dello Sviluppo economico e capo politico dei Cinquestelle. La testimonianza senza dubbio più toccante è stata quella di Mauro Zaratta – un “padre coraggio” – che ha raccontato la storia di suo figlio Lorenzo, scomparso prematuramente a causa di un tumore al cervello. Mauro non usa mezzi termini e invita il ministro a considerare l’unica strada percorribile per la salvezza di Taranto: la chiusura dell’Ilva. D’accordo con lui anche Tiziana Magrì, mamma tarantina, che in veste di rappresentante del Comitato quartiere Tamburi e del Comitato Legamjonici ha sottolineato che «non è più possibile pensare all’ambientalizzazione dell’Ilva, perché noi vogliamo un’altra Taranto», ed aggiungendo che «le mie figlie desiderano una città piena di alberi, piena di verde, per poter respirare senza il timore di ammalarsi.»

LE ASSOCIAZIONI PRESENTI TUTTE CONCORDI
Le molte associazioni presenti in un comunicato congiunto hanno inoltre dichiarato di aver «rappresentato strumenti e proposte percorribili, che pure non sarebbe stato nostro onere portare, ma che siamo pronti a mettere a disposizione delle istituzioni, qualora la linea decisa sarà coerente con quanto promesso in campagna elettorale. Abbiamo rappresentato l’assoluta necessità di non dar seguito alla cessione della fabbrica a Mittal e di abrogare l’immunità penale per commissari e acquirenti. Non c’è alcuno spazio per la paventata “ambientalizzazione”: le evidenze disponibili ne dimostrano l’improponibilitá economica, ambientale e sanitaria, nel sito di Taranto, rispetto ai livelli produttivi idonei a creare profitto. Taranto deve essere un’opportunità per dimostrare autentica volontà di cambiamento.»
Queste le parole condivise da Ail Taranto, AttivaLizzano, Comitato Art. 32, Comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti, Comitato quartiere Tamburi, Contro le barriere, FLMUniti Cub, Genitori tarantini, Giustizia per Taranto, Isde Massafra, Legamjonici, LiberiAmo Taranto, Peacelink, Tamburi combattenti, Taranto L.I.D.E.R., Territorio bene comune San Marzano, TuttaMiaLaCittà, Vigiliamo per la discarica Grottaglie e WWF Taranto.
Le associazioni tarantine sono fiduciose. Nella nota, hanno, infatti, spiegato che «il ministro ci ha manifestato la sua vicinanza per una sofferenza che non è dissimile da quella patita per la Terra dei fuochi, suo territorio di origine. Ha detto inoltre che il nostro contributo sarà tenuto nella dovuta considerazione e che saremo parte del processo decisionale in corso, convenendo che “Taranto ha diritto di respirare”. Ci ha infine dichiarato che, sebbene si tratti di un problema che viene da lontano, si esprimerà a riguardo con la dovuta urgenza. In tale valutazione ci aspettiamo che il suo ruolo non sia quello di mera mediazione, ma quello di chi, in esecuzione di un impegno già assunto dal suo governo, ripristini lo stato di diritto nel nostro territorio e restituisca pace e dignità alla nostra comunità.» E allora, buona fortuna Taranto.

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Autore:

Responsabile del Comitato Legamjonici di Taranto. Nel 2010 consulente di parte nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’Ilva.