Dopo la convocazione del tavolo istituzionale per conoscere le proposte migliorative del piano ambientale sull’Ilva da parte di ArcelorMittal, prossimo acquirente dello stabilimento, e le polemiche scatenate dal sindaco Rinaldo Melucci che ha disertato l’incontro, ecco le prime risposte sul futuro di Taranto.
È la fine di una comunità, la fine della democrazia quando un sindaco offende la società civile. È ciò che è accaduto a Taranto. Con una nota stampa il primo cittadino Rinaldo Melucci ha rifiutato l’invito del vicepremier Luigi Di Maio a partecipare al vertice sulla questione Ilva. Sono le motivazioni a lasciare perplessa tutta la comunità ionica. La massima autorità sanitaria tarantina ha deciso di non presentarsi questa mattina (30 luglio 2018) a Roma perché Di Maio ha esteso l’invito «ad una serie di sigle pseudo associative e comitati, tra i quali si rinvengono quelle delle aggressioni in Prefettura nel giorno dell’ultimo tragico incidente nello stabilimento, sigle dunque spesso inclini al dileggio delle Istituzioni, sigle che hanno parte della responsabilità di aver lacerato la comunità ionica in questi anni.»
Parole che suonano come una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti di coloro che, facendo propri i principi costituzionali e democratici, da tempo agiscono come sentinelle del territorio e manifestano per tutelare la salute dei cittadini tarantini. Questo però non ha scoraggiato gli animi della società civile che, anzi, ha colto l’occasione per alzare il tiro. Alcuni rappresentanti si sono, infatti, presentati a Roma, anche sotto l’ala protettrice della risposta del ministro Di Maio giunta immediata su Facebook.
«Il tavolo non è stato convocato per trasformarsi in un club privato dove si discute nell’oscurità. Tutto deve essere trasparente perché tutti devono prendersi le responsabilità di ciò che propongono. Stiamo parlando del futuro di migliaia di cittadini e lavoratori, chi preferisce può liberamente scegliere di non partecipare. Da Ministro lo accetto, ma ne trarrò le dovute conseguenze. È finita l’epoca delle riunioni che escludono i cittadini da qualsiasi tipo di discussione. Il nostro metodo è un altro. Fa rima con partecipazione e trasparenza. Gli altri metodi, sbagliati, e i vecchi schemi mentali ci hanno portato dove siamo oggi e non ripeteremo gli errori di chi ci ha preceduto.»
Già. Ma resta l’amaro in bocca da parte di chi, avendo ricevuto troppo tardi l’invito, non è potuto essere presente. Resta l’amaro di chi ha chiesto al ministro di convocare l’incontro a Taranto, proprio per permettere la partecipazione di tutti i cittadini.
Intanto questa mattina, al tavolo, ArcelorMittal ha presentato le sue proposte migliorative sul piano ambientale. Ad oggi però sono numerosi gli interrogativi sul reale stato dell’arte delle bonifiche. In merito a questo aspetto Mirko Maiorino del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti ha chiesto a che punto sia la procedura di decontaminazione del suolo su cui sono collocati i parchi minerali, dal momento che i lavori per la copertura dei cumuli procedono in maniera spedita. Maiorino ha inoltre lanciato una provocazione ad Arcelor-Mittal chiedendo quanto la condizione di immunità penale abbia influito sulla scelta di presentarsi come acquirente.
La risposta, in verità scontata, non si è fatta attendere da parte dei vertici di ArcelorMittal: «Noi faremo del nostro meglio e ripuliremo quello che è stato fatto in passato, credo che non esista niente di meglio. C’è un’industria privata e vogliamo fare affari in Italia e investiremo 4 miliardi di euro. Vorremmo operare nelle condizioni migliori affinché l’Ilva possa essere rimessa in piedi e l’immunità penale serve per dare attuazione al piano ambientale. Credete che esistano al mondo degli imprenditori capaci di firmare un contratto di acquisto sapendo che il giorno dopo se ne andranno in galera?»
E cosa ci si poteva aspettare da un imprenditore? Forse che decidesse di mollare la presa per salvare i tarantini? Pecunia non olet.
Di Maio però non è apparso soddisfatto. ArcelorMittal ha presentato una modifica ambientale che prevede di raggiungere, entro il 2023, una riduzione delle emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio liquido pari al 15 per cento rispetto ai dati del 2017, l’azzeramento delle polveri al 2020 con 18 mesi in anticipo rispetto a quanto previsto dal Dpcm dicembre 2017, l’anticipazione della fine dei lavori per la copertura dei parchi delle materie prime, supporto alla crescita e al benessere delle comunità locali. L’azienda afferma che per i parchi di minerale ferroso terminerà i lavori con 18 mesi d’anticipo (a giugno 2020) rispetto al piano ambientale, mentre per i parchi carbone il termine lavori sarà anticipato di 13 mesi. (Fonte Agi).