Dal 31 dicembre scorso Arpa Puglia continua ad annunciare giornate di Wind day a Taranto senza revoca. La prossima, dopo una serie di eventi succedutisi quotidianamente, è prevista per lunedì 7 gennaio.
Il Wind day – giorno di vento – si verifica quando, a causa di eventi meteorologici, la velocità del vento supera determinati limiti e segue una particolare direzionalità.
A Taranto il vento proviene dall’area industriale, posta a Nord–Ovest, e si dirige verso quartieri più prossimi – Tamburi e Paolo VI – disperdendo inquinanti di origine industriale, come polveri sottili e benzo(a)pirene, e determinando un aumento del rischio sanitario, in particolare, per la popolazione che risiede a ridosso dell’area industriale.
In tali condizioni i modelli previsionali di Arpa Puglia segnalano un possibile aumento del PM10 oltre la soglia dei 50 microgrammi/metro cubo. Per fronteggiare questo fenomeno, il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto mette a disposizione delle misure cautelative in occasione di possibili criticità dello stato di qualità dell’aria. Stabilisce che per concentrazioni di PM10 (microgrammi/metro cubo) 0-25 (basso) non debbano essere suggerite particolari precauzioni. Per livelli pari a 26-50 microgrammi/metro cubo (medi), nonostante le concentrazioni di particolato siano ancora sotto il «limite per la protezione della salute umana».
Tuttavia, già a questi livelli i più esposti a rischio sanitario sono gli individui particolarmente sensibili (asmatici, cardiopatici, bambini e anziani). Oltre il valore di 50 microgrammi/metro cubo «si consiglia ai soggetti particolarmente sensibili di programmare eventuali attività sportive all´aperto nelle ore in cui i livelli di inquinamento sono inferiori, ovvero fra le ore 12 e le 18. Arieggiare gli ambienti chiusi negli stessi orari. Si invita la popolazione a collaborare per ridurre i livelli di inquinamento cercando di ridurre il più possibile l´uso dell´auto.»
I VALORI CRITICI
In realtà, i valori critici previsti dalla normativa europea per il particolato PM10 sono di gran lunga superiori a quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha fissato a 20 microgrammi/metro cubo per il PM10 e a 10 microgrammi/metro cubo per il PM2.5 la media annuale delle polveri sottili da non superare, ma precisa che non esiste un livello di esposizione sicura per la salute.
Il decreto legislativo n.155/2010 – che ha recepito la normativa europea di riferimento – prevede delle soglie di concentrazione in aria delle polveri sottili PM10 calcolate su base temporale giornaliera ed annuale. Il valore limite annuale per la protezione della salute umana è di microgrammi/metro cubo. Quello giornaliero è di 50 microgrammi/metro cubo, da non superare più di 35 volte all’anno. Un discorso analogo può essere fatto per sostanze cancerogene come il benzo(a)pirene (media annuale 1 nanogrammo/metro cubo).
IL CONTROLLO DEL PARTICOLATO FINE
L’aspetto più preoccupante rimane il controllo del particolato fine, il PM2.5, che è il più pericoloso per la salute. Per questo il parametro di riferimento è la sola media annuale. Il valore limite, in vigore dall’1 gennaio 2015, è pari a 25 microgrammi/metro cubo. Poiché è calcolato sulla base delle concentrazioni annue raggiunte, non sono previste misure di intervento in tempi immediati. Questo impedisce di mettere in campo misure preventive adeguate per tutelare la salute pubblica.
Quando ci riferiamo al PM10 e al PM2.5 dobbiamo intendere particelle che hanno un diametro inferiore, rispettivamente, a 10 micrometri e a 2,5 micrometri. La nocività del particolato dipende dalle dimensioni delle particelle che sono direttamente correlate alla capacità di raggiungere i diversi comparti dell’apparato respiratorio. Inferiore è il diametro delle particelle maggiore sarà la loro pericolosità.
Infatti il PM2.5 è il più temuto. Prodotto dai processi di combustione (incendi, trasporti, riscaldamento, industrie), il PM2.5 è composto da sostanze tossiche quali gli idrocarburi policiclici aromatici cancerogeni. Esiste una relazione, scientificamente dimostrata (*), tra esposizione a queste pericolose polveri e rischio di mortalità per cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, bronco-pneumopatie croniche ostruttive, cancro del polmone e infezioni delle vie respiratorie. E non esistono sistemi in grado di limitare la dispersione in atmosfera di queste micidiali polveri o che possano abbattere quelle prodotte da attività industriali.
Insomma, la questione polveri sottili resta ancora irrisolta. Il particolato più pericoloso (PM2.5), killer silente, è lasciato a “piede libero” nell’arco di un intero anno. In più, i valori discordanti tra normativa europea e Organizzazione mondiale della sanità, lasciano non pochi dubbi, circa l’efficacia delle misure messe in campo dagli enti locali, secondo i quali, sulla base dell’applicazione della normativa vigente in Italia, fuori dai Wind day, è possibile respirare a pieni polmoni senza temere per la propria salute.
Ma siamo sicuri che sia sufficiente rispettare il valore giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo di PM10 per considerarsi fuori pericolo? No, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.
(*)
1. Consideration of local geographical variations in PM2.5 concentrations in China, The Lancet
2. The impact of PM2.5 on the human respiratory system, Journal of Thoracic Disease