Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Cova, l’unica messa in sicurezza è la chiusura

Con istanza del 21 aprile Eni ha richiesto a Regione Basilicata, Provincia di Potenza, Consorzio di sviluppo industriale (Asi) e Comuni di Viggiano e Grumento Nova l’autorizzazione a trattare i reflui petroliferi con una soluzione temporanea. Ma le associazioni si oppongono.

Nello specifico, Eni spa ha richiesto l’autorizzazione temporanea a trattare le acque superficiali mediante impianto mobile; allocare tale impianto mobile nel punto di emungimento posto all’uscita del dreno e quindi a monte della Strada Statale 598; inviare suddette acque trattate all’impianto di trattamento di proprietà Asi.
La società precisa anche che – a seguito dell’azione di messa in sicurezza d’emergenza, sia nelle aree interne sia in quelle esterne al Cova (Centro olio di Viggiano) – c’è la necessità di installare nei pressi della tubazione drenante, ubicata a valle della Strada Statale 598, un secondo impianto mobile di trattamento acque reflue per abbattere i livelli della contaminazione da solventi organici.

Eni chiede sostanzialmente l’invio – dopo il trattamento – alla tubazione ubicata ed adducente alla linea consortile di proprietà del Consorzio industriale per il successivo invio all’impianto biologico di trattamento e che, a tal fine, ha anticipato anche l’installazione di un sistema di trattamento.
La società, nella richiesta di autorizzazione all’impianto mobile di trattamento dei reflui, precisa anche che con tali operazioni di messa in sicurezza sono state riempite, alla data del 21 aprile, un numero considerevole di autobotti indicato in 63, per cui, in attesa dell’arrivo dei bollettini analitici per la caratterizzazione del rifiuto, sono state presentate diverse richieste di autorizzazione ai Comuni di Grumento Nova, Viggiano e Montemurro e che, a fronte della portata del refluo e del numero considerevole di autobotti, ritiene necessari l’installazione e l’esercizio dell’impianto di trattamento.

Il sistema di trattamento delle acque, secondo la società, ha una capacità di trattamento adeguata alle esigenze ed è stato installato secondo la configurazione impiantistica riportata nel layout dell’impianto prodotto dalla Simam spa.

A tale richiesta, le associazioni ambientaliste di Basilicata e Puglia, protagoniste della Marcia Salvalacqua dello scorso 27 maggio a Matera, si oppongono con fermezza. Le stesse hanno inviato a tutte le istituzioni una nota formale ribadendo che il progetto di smaltimento mobile dei reflui e il relativo progetto Simam di trattamento mobile acque reflue deve essere soggetto al Valutazione di impatto ambientale e che, al momento, non risulta pubblicato sul sito della Regione Basilicata alcun decreto di compatibilità dell’impianto.

Per queste ragioni è stata inviata una formale diffida affinché non sia rilasciata alcuna autorizzazione per un impianto, e per un progetto di trattamento mobile dei reflui, che si considera potenzialmente impattante per un ambiente già caratterizzato dallo sversamento di petrolio fuoriuscito dal Centro olio di Viggiano. Avverso il predetto progetto di installazione di impianti mobili di trattamento e di smaltimento dei reflui le associazioni ambientaliste avevano evidenziato numerose criticità e potenziali impatti ambientali sollecitando la Regione a non emettere decreto di compatibilità, richiesta formalizzata anche da Mediterraneo No Triv, che aveva anche chiesto il coinvolgimento diretto e democratico della popolazione che vive nel territorio ove sarà collocato l’impianto, coinvolgimento da attuare con un’inchiesta pubblica finalizzata alla partecipazione e alla trasparenza.

Tuttavia la Regione Basilicata non si è mai pronunciata in merito alla legittima richiesta di inchiesta pubblica e non risulta neanche pubblicato il decreto di compatibilità ambientale del progetto di installazione di impianti mobili di trattamento e di smaltimento dei reflui, come già più volte denunciato.

I territori che ospitano le infrastrutture petrolifere, a fronte proprio dello sversamento di idrocarburi dal Centro oli di Viggiano – configurato per legge a rischio di incidente rilevante, secondo la direttiva Seveso – non possono permettersi un altro impianto industriale potenzialmente impattante per l’ambiente e soprattutto per l’acqua del Pertusillo. I livelli di rischi sono tali che l’unica messa in sicurezza davvero utile è quella che preveda la chiusura definitiva del Centro oli. Per questi motivi si chiede alla Regione Basilicata, ai Comuni di Grumento Nuova, di Viggiano e di Montemurro e al Consorzio Asi, oltre che alla Provincia di Potenza, di respingere la richiesta così formulata dalla società Eni spa in quanto potenzialmente dannosa per l’ambiente. Si chiede, inoltre, di applicare il principio di precauzione al fine di perseguire la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini e il rispetto dell’integrità delle acque del Pertusillo. Si diffidano le massime autorità sanitarie competenti in materia – e nelle persone dei sindaci di Grumento Nova, Viggiano, Montemurro e del presidente della Regione Basilicata in carica – affinché esprimano giudizio negativo in merito alla richiesta di Eni spa.

(*) di Mediterraneo No Scorie, Cova Contro, Briganti d’Italia, No Scorie Trisaia, Rete Appulo-Lucana Salvalacqua, Laboratorio per Viggiano, Associazione Catalite di Sarconi, Osservatorio Popolare Val D’Agri, Intercomunale Lucania, Città Plurale Matera

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