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Taranto, rifiuti sulle sponde del Mar Piccolo

Un grosso cumulo di rifiuti è stato ritrovato sulle sponde del Mar Piccolo, verso la Pineta di Cimino. È quanto ha rilevato Legambiente Taranto secondo cui, in questa zona, ci sarebbero, 761 rifiuti in 100 metri di spiaggia.

Sette rifiuti e mezzo ogni metro sulle sponde del Mar Piccolo: Legambiente Taranto, partendo da questo dato, ha stilato una sorta di inventario del materiale reperito: 33 tra shopper e buste, comprese quelle nere per immondizia, 99 tra bottiglie e contenitori di plastica per bevande, 60 contenitori di detergenti, detersivi o altri liquidi, 28 contenitori di olio motore, 107 bicchieri di plastica, 196 reti e pezzi di rete superiori a 50centimetri, 63 tappi, 14 cassette di polistirolo, 10 cassette di plastica, 6 secchi, 87 pezzi di plastica superiori a 50 centimetri, 4 pezzi di plastica da 2,5 a 50 centimetri, 3 taniche, 9 guanti, 5 boe, 23 pezzi di polistirolo superiori a 50 centimetri, 6 pezzi di polistirolo da 2,5 a 50 centimetri, 5 lattine, 3 altri pezzi di oggetti (legno, gomma, plastica).
Il tutto in soli cento metri. La plastica è senz’altro il materiale più presente. Aspetto da non sottovalutare dal momento che da sola costituisce il 99,08 per cento dei rifiuti ritrovati.
L’associazione, inoltre, rivolge un appello agli enti interessati alla bonifica dei luoghi: “Sono passati sette mesi dall’annuncio del progetto ‘Verde Amico’ con il quale, secondo quanto riferito dagli organi di informazione, il Commissario straordinario alle bonifiche di Taranto, la dottoressa Vera Corbelli, annunciava l’impiego di 145 lavoratori della ex società Taranto Isola Verde in un progetto di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell’Area ad elevato rischio di crisi ambientale di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola, in cui sarebbero ricompresi interventi per ripulire dai rifiuti le coste del mar Piccolo e il fiume Galeso. Per la formazione professionale dei lavoratori erano previsti tre mesi, ma di mesi ne sono passati più del doppio e le coste del mar Piccolo, l’area delle sorgenti del Galeso e quella della sua foce restano ricettacolo di discariche a cielo aperto come abbiamo più volte denunciato, anche negli ultimi mesi. Siamo stanchi di attendere.
E aggiunge: “Il Mar Piccolo è stato, per molti anni, il tesoro di Taranto e noi vogliamo che torni ad esserlo. Vogliamo che nelle sue acque possano tornare a prosperare i giardini delle cozze, che la sua incredibile biodiversità, costituisca un volano di un diverso sviluppo, fatto anche di un turismo non predatorio, in cui protezione e valorizzazione viaggino insieme. Affinché queste intenzioni non restino un libro dei sogni è però indispensabile che si affronti il nodo della sua bonifica, quella vera, quella che riguarda i fondali devastati dall’inquinamento, dai metalli pesanti, dal pcb, il corpo dell’iceberg la cui parte visibile è costituita dai rifiuti che ingombrano le sue rive o dalle carcasse di auto, natanti, fusti metallici e pneumatici che, finalmente, sono in corso di recupero dai fondali.
E, infine, conclude: “Torniamo a chiedere al Commissario Vera Corbelli di rendere disponibili i risultati degli studi svolti, che seguono quelli effettuati da Ispra, Cnr, Arpa Puglia negli anni scorsi, e di comunicare alla città quando essi termineranno e quali ipotesi, alla loro luce, appaiono percorribili per poter annunciare, in un giorno che ci auguriamo possa essere il più vicino possibile, che Taranto è diventata la città della bonifica, che il Mar Piccolo è tornato ad essere il suo tesoro.
Come non essere d’accordo? Peccato però che alla denuncia non segua la soluzione definitiva. In questo senso Taranto, le associazioni e l’amministrazione locale hanno molto da imparare, ad esempio, dal sindaco delle Isole Tremiti, Antonio Fentini, che ha, di recente, firmato un’ordinanza con la quale, a partire dall’1 maggio, saranno vietate tutte le stoviglie in plastica. Potranno essere usati solo contenitori biodegradabili. Al trasgressore è riservata una sanzione che va dai 50 ai 500 euro. Un’iniziativa, questa, davvero lodevole che rappresenta un piccolo passo avanti verso lo sviluppo di una coscienza ambientale che punta alla prevenzione del problema e non solo alla sua cura.

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Autore:

Responsabile del Comitato Legamjonici di Taranto. Nel 2010 consulente di parte nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’Ilva.